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Mimmo Costanzo Tecnis SpA

lunedì 12 dicembre 2011

Export Business School: un'esperienza positiva

Un'esperienza positiva, un confronto con una realtà a cui vorrei sempre più contribuire in termini di idee e di esperienze. Ho preso parte al convegno introduttivo della tappa catanese di Export Business School. Vi spiego meglio di cosa si tratta...

EXPORT BUSINESS SCHOOL

Export Business School

Il processo diinternazionalizzazione rappresenta oggi per le imprese una scelta irrinunciabile.

A chi è rivolto

I destinatari del corso sono le aziende dei territori italiani che vogliono sviluppare o consolidare le competenze delle proprie persone in materia di Export Management.

L'intervento si articola in un percorso dedicato all'imprenditore, affrontando i temi della strategia per l'internazionalizzazione, durante la giornata "laboratorio sulle idee di business" e nella fase conclusiva di presentazione dei piani operativi.
Ogni realtà potrà prevedere la partecipazione di propri collaboratori ad alcune delle giornate nelle quali l'iniziativa si articola, in particolare durante i focus operativi.

Per maggiori informazioni, scrivere a: EBS@unicredit.eu

Perchè "Export Business School"

Gli interventi dell'Export Business School si inquadrano nell'ambito del più ampio impegno che UniCredit sta attuando in Italia con il Progetto In-formati per supportare la crescita consapevole dei cittadini, delle imprese e delle comunità locali attraverso l'educazione bancaria e finanziaria.

Perchè Export Business school:

  • Il processo di internazionalizzazione rappresenta oggi per le imprese una scelta irrinunciabile.
  • Metodo di studio distintivo: i contenuti verranno proposti sulla base delle esigenze specifiche del territorio di riferimento, mantenendo una struttura didattica flessibile e modulare.

    Durante le giornate di formazione si alterneranno analisi di casi reali, workshop, momenti di confronto e testimonianze di imprenditori. Al termine dei moduli formativi è prevista una sessione di coaching con l'obiettivo di supportare gli imprenditori a concretizzare le loro idee di business. Ogni imprenditore definirà quindi gli elementi fondanti della sua strategia senza trascurare nessuna variabile organizzativa, di prodotto o di processo.

    A distanza di qualche settimana , i consulenti del MIP, Partner dell'iniziativa, presenterannole soluzioni di alcuni casi emersi nella prima fase. Nel rispetto della tutela delle idee imprenditoriali, tutti potranno beneficiare delle soluzioni proposte da MIP.
    Le idee più interessanti riceveranno una vera e propria business solution personalizzata.

Le tappe del 2011

mercoledì 23 novembre 2011

Uno degli argomenti sul tavolo del nuovo governo sarà quello di favorire gli investimenti e velocizzare le infrastrutture. Ma intanto arrivano dati poco confortanti sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese. Per fortuna la mia esperienza personale, con il gruppo Cogip, non è disastrosa. Anche se ci sarebbero tante cose da migliorare. Ecco comunque cosa ho risposto al Sole 24Ore in un'intervista che vi sottopongo.

Leggi il testo dell'intervista dalla rassegna stampa del sito Cogip

Il caso/2. La Tecnis di Catania

«Ai miei cantieri incassi regolari nell'80% dei casi»

«Ci sono realtà drammatiche ma non si può sparare nel mucchio». Mimmo Costanzo – titolare della Tecnis, azienda di costruzioni con sede a Catania che fattura 300 milioni di euro – sui pagamenti della pubblica amministrazione traccia una linea ben precisa tra chi rispetta i tempi e chi soffre di ritardi ormai cronici. «La situazione in Campania, per esempio, è drammatica. La regione non paga da un anno e mezzo e non è un caso isolato. Il consorzio autostradale siciliano, infatti, ormai ha superato i due anni di ritardo sui pagamenti. Situazioni disperate che mettono a repentaglio soprattutto la sopravvivenza delle piccole imprese». E non solo. Il ritardo innesca un meccanismo vizioso per cui i cantieri si fermano, i tempi di lavoro non vengono rispettati e le opere pubbliche aumentano in modo enorme i propri costi e spesso compromettono la qualità del risultato. «Il contenzioso con le amministrazioni ha costi altissimi per le imprese. La mia azienda, facendo grandi infrastrutture, ha soprattutto rapporti con grandi stazioni appaltanti come Anas, Ferrovie e Italfer, quindi per l'80% del fatturato riesce a incassare in tempi ragionevoli. Parliamo di circa 60 giorni che, ultimamente, alla luce delle difficoltà crescenti, stanno diventando anche 80/90». Nel 20% dei casi, però, incassare il dovuto è opera difficile, aggravata dal fatto che, spiega Costanzo «le banche non anticipano più i contratti o le fatture di enti che non hanno credibilità sui pagamenti. Al di là della cassa, però, che certamente condiziona i pagamenti della Pa, io sono convinto che la differenza la facciano le persone. Ci sono infatti regioni del Mezzogiorno, con pochi soldi, che pagano con regolarità. E comunque, per non innescare i meccanismi perversi dei contenziosi, basterebbe che gli enti commissionassero solo le opere per le quali hanno una reale copertura finanziaria».

mercoledì 16 novembre 2011

Governo Monti: i saluti dell’Ance

Il nuovo Governo Monti ha appena giurato ed è pienamente esecutivo, di seguito riportiamo i saluti dell’Ance che apprezza la scelta dei neo ministri.

GOVERNO: ANCE,
BENE MONTI; PASSERA FORTE SEGNALE PER MERCATI ACCORPARE SVILUPPO E
INFRASTRUTTURE BUON SEGNALE PER EDILIZIA
(ANSA) – ROMA, 16 NOV
– “Salutiamo con favore la nascita di un governo di alto profilo come quello
guidato dal professor Monti e la nomina a ministro dello Sviluppo Economico di
una persona di grande spessore come Corrado Passera, al quale auguriamo buon
lavoro”. Così il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, commenta la nuova squadra
di governo guidata da Mario Monti. La nomina a ministro di “un alto esponente
del mondo economico come Passera – secondo Buzzetti – rappresenta unsegnale
forte ai mercati che va nel senso della crescita economica e della ripresa di un
settore come quello dell’edilizia, che è ormai ridotto allo stremo vista la
difficilissima congiuntura economico finanziaria che le imprese stanno vivendo
sulla propria pelle”. Per Buzzetti, inoltre, “l’accorpamento dei due ministeri,
come bene ha sottolineato il presidente del Consiglio Mario Monti, evidenzia la
necessità di considerare l’edilizia e le infrastrutture come elementi strategici
per la crescita a partire dalle indispensabili opere di sistemazione e di
manutenzione del territorio che appaiono quanto mai urgenti e non più
procrastinabili”. “Ci auguriamo – conclude Buzzetti – che si possa procedere al
più presto con il piano di rilancio di un settore che, con il 12% del Pil, può
fare molto per il Paese sia sul piano economico che su quello sociale garantendo
attraverso una rete di migliaia di grandi e, in particolare, di medie e piccole
imprese il mantenimento di centinaia di migliaia di posti di lavoro, che in
questi due ultimi anni hanno già subito forti contrazioni”. (ANSA).

Legge "Salva Architettura". Etica , estetica e qualità: le parole chiave per i professionisti del futuro.

di Mimmo Costanzo (Cogip Spa)
Anche in Italia, così come già dagli anni '70 in Francia, con il Beaubourg, le idee migliori nel campo dell’architettura avranno priorità per legge. E non solo per la realizzazione di musei e biblioteche, ma anche scuole, palazzi, ospedali, piazze, strade, che puntino alla riqualificazione urbana, all'interno di un mercato trasparente, aperto ai giovani e capace di assicurare il consenso e la qualità.
E’ quanto dispone il recente disegno di legge chiamato “salva architettura” già assegnato in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati. E’ bello pensare che invece di scegliere il nome dell’architetto soltanto per la sua fama si pensi alla qualità e alla bellezza di un progetto, non importa chi lo firma. Finalmente una legge bipartisan per l'architettura di qualità. Una proposta che punta veramente alla valorizzazione del nostro territorio, per un mercato aperto e trasparente, nata da una iniziativa del Sole 24 Ore, promossa dal settimanale "Progetti e concorsi".
E su questo disegno di legge lanciamo un appello al mondo della politica per trattarla in fretta, visto che apprendiamo di un percorso già avviato. Leggiamo sulla stampa che è stata presentata all’opinione pubblica e assegnata in Commissione già lo scorso 18 ottobre dal primo firmatario, Ermete Realacci, responsabile Green economy del Pd, da Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, dagli onorevoli Pierluigi Mantini , Udc per il terzo Polo e Fabio Rampelli, Pdl, e da Giorgio Santilli, caporedattore del Sole 24 Ore. Siamo convinti che la strada sia giusta, che non vada bene che la composizione delle giurie è attualmente formata solo dai rappresentanti delle amministrazioni. Nonostante il momento di passaggio che sta attraversando il mondo della politica italiana, siamo sicuri che presto, superata l’emergenza, l’ordinaria attività legislativa riprenderà speditamente il suo corso e il ddl verrà preso in considerazione. La “salva architettura” ( così è stata denominata) ha il merito di pensare alle generazioni future, per un Paese migliore, e l’ambizioso obiettivo di favorire un mercato aperto e trasparente del settore, per riprendere a produrre bellezza e qualità, facendo prevalere le migliori proposte progettuali e non più solo il curriculum del progettista.
Da imprenditori,pensiamo che un’impresa che riesce a coniugare business estetica e qualità nella realizzazione di un’opera è un’impresa che guarda veramente al futuro .

mercoledì 9 novembre 2011

Cantiere Asr20 sulla Salerno-Reggio Calabria: un modello positivo da esportare

Essere definiti “un modello positivo da esportare” ci inorgoglisce. Siamo fieri di tutti nostri i collaboratori e le maestranze che dimostrano ogni giorno impegno e professionalità costante, permettendoci di portare avanti un’opera così importante con l’obiettivo di terminarla in anticipo sui tempi previsti


ANSA) - MORANO CALABRO (COSENZA), 8 NOV - "Soddisfazioneper la qualità dei lavori e per i ritmi produttivi, che fannoprevedere anche un significativo anticipo nei tempi diconsegna". Questo il commento dei vertici dell'Anas dopo ilsopralluogo di oggi nel cantiere Asr20 sull'autostradaSalerno-Reggio Calabria. L'appalto, assegnato da Anas all'Associazione temporanead'imprese Uniter Consorzio Stabile Arl-Cometal Spa, nell'ambitodel quale l'azienda siciliana Tecnis Spa detiene una quotamaggioritaria, riguarda un tratto di circa 11 chilometri. Intermini tecnici si tratta della parte terza del Macrolotto 3 eriguarda la progettazione esecutiva e l'adeguamento al tipo 1/adelle norme Cnr 80 dell'intero tratto di arteria. Alla visita,organizzata nell'ambito di una visita istituzionale dell'Anas intutti i lotti della A3 - alla quale inizialmente ha partecipatoanche il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli - eranopresenti anche l'amministratore dell'Anas, Pietro Ciucci, ilcondirettore generale Tecnica, Gavino Coratza, il vicedirettoreTecnica, Alfredo, il direttore generale della relazioni esternee rapporti istituzionali, Giuseppe Scanni. I dirigenti Anas sonostati accolti dai rappresentanti del management aziendale:Renato Di Simone (Direzione centrale Cogip), Giuseppe Miceli(direttore di commessa) e Giuseppe Cavallaro (direttore dicantiere). "Dopo una sosta - è scritto in una nota - al campo base delcantiere a Morano Calabro, dove è stato illustrato l'interoprogetto attraverso tavole e rendering, la delegazione Anas e irappresentanti di Tecnis hanno iniziato la visita vera e propriapercorrendo l'intero tratto oggetto dei lavori e aggiornando intempo reale sullo stato dell'arte di ogni singolo fronte dilavoro. Al termine della visita soddisfazione è stata espressadai dirigenti Anas e dai rappresentanti dell'azienda: ilcantiere dell'Asr 20, recentemente definito "un modellopositivo da esportare a livello nazionale" dal segretarionazionale di Fillea-Cgil, prosegue speditamente e con un modelloproduttivo all'insegna della sicurezza e della riduzionedell'impatto ambientale". (ANSA).

lunedì 31 ottobre 2011

Ero a Capri: Marcegaglia, intervento condivisibile



Dal sito del Sole-24Ore vi invito a rivedere l'intervento di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, al meeting dei Giovani industiali a Capri. Io ero personalmente presente e devo dire che - oltre a condividere in pieno i contenuti - è stato anche un discorso emozionante e ricco di spunti di riflessione e di motivazione per un imprenditore che crede ancora nel futuro di questo Paese. Io ci credo ed è per questo che non mollo...

Leggi la cronaca sul sito.

Guarda il video.

Marcegaglia: subito le misure per lo sviluppo, prima che ci commissari la Ue

Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lancia un appello a «ritrovare la coesione. Agiamo per il bene del paese perchè abbiamo davanti momenti molto difficili». Concludendo il meeting dei giovani imprenditori a Capri e rivolgendosi al ministro del'Interno, Roberto Maroni, seduto in platea ha aggiunto: «Ci auguriamo che il Governo faccia bene e subito il decreto sviluppo».

«Facciamo bene e subito le cose che dobbiamo fare con il decreto sviluppo piuttosto che farcele imporre dall'Europa», ha detto la Marcegaglia sottolineando che «il rischio è che l'Europa ci imponga delle scelte. Noi siamo un grande paese e non possiamo continuamente farci commissariare dall'Europa». «Siamo in un momento delicatissimo - ha aggiunto Marcegaglia - sia dal punto di vista delle decisioni da prendere a livello europeo che a livello italiano. Bisogna salvare l'euro e l'Europa». «Le notizie che ci arrivano dall'asse franco-tedesco ci preoccupano molto. Quindi il primo appello è ai leader europei perché, se non prendono decisioni serie, domani e mercoledì, i danni saranno gravissimi».

Serve una politica per il Sud
La Marcegaglia ha parlato anche del Mezzogiorno, dicendo che la Confindustria continuerà a chiedere «una politica per il Sud. È inaccettabile che perderemo tra i 7 e 9 miliardi di euro di fondi strutturali perché non abbiamo saputo spenderli».

Cazzola, niente di male che ci guidi la Ue
Alla Marcegaglia ha risposto a stretto giro il deputato del pdl Giuliano Cazzola. «Il presidente di Confindustria continua a dimenticare quanto il governo ha fatto per le imprese, ha detto che non possiamo rischiare di essere commissariati dall'europa. Io non ci trovo nulla di male ad essere guidati da Bruxelles e da Francoforte. Quando abbiamo seguito le direttive dell'Unione le cose sono sempre andate bene. Se fossi nel governo assumerei, parola per parola, la lettera della Bce. Le tante considerazioni che si fanno in questi giorni appartengono al lungo elenco delle parole inutili»

Maroni, «d'accordo con la Marcegaglia»
«Fare rapidamente il provvedimento sullo sviluppo». Il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, si dice d'accordo con la Presidente di Confindustria. Conversando con i giornalisti al termine del convegno di Capri, Maroni ha detto di aver «sentito molte proposte, alcune condivisibili da me, altre meno. È sempre interessante e utile sentire la posizione degli imprenditori italiani e di Confindustria quindi é stata una giornata molto interessante». In tal senso il ministro fra i tanti punti da portare avanti ha espresso l'auspicio di «fare rapidamente il provvedimento sullo sviluppo perché il governo ha fatto tanto per tenere saldi i conti e adesso bisogna puntare alla crescita». (S. Nat.)

Cantiere modello sulla Sa-Rc citato da "Panorama"

Dalle sezioni news e rassegna stampa del sito Cogip, vi segnalo un articolo (leggi il pdf dal sito) pubblicato sul settimanale Panorama del 26 ottobre. Parla del nostro gruppo e della positiva performance sull'autostrada dei lavori-lumaca: abbiamo consegnato un cantiere con 5 mesi d'anticipo (quello dello svincolo di Battipaglia). Ma fra poco avrete altre belle notizie sul fronte dell'impegno di Cogip e Tecnis sulla Sa-Rc...

Record sulla Salerno

Mimmo Costanzo, nome siciliano, famiglia siciliana di lunga tradizione imprenditoriale nel settore dei petroli e un’efficienza da fare invidia al Nord. Con la sua Tecnis (parte del gruppo di famiglia Cogip e controllata al 50 per cento con il socio Concetto Bosco). Costanzo ha infatti battuto ogni record di velocità sull’autostrada-lumaca per eccellenza: la Salerno-Reggio Calabria. I cantieri a lui affidati sono stati chiusi con 5 mesi di anticipo. I costumi stanno cambiando? Forse. Solo così si spiegano gli appalti ottenuti da Costanzo anche a San Donà di Piave o a Genova (per l’area del porto) che si aggiungono alle commesse siciliane. L’obiettivo di fatturato nel 2011 è tra i 360 e i 380 milioni di euro. (A. B.)

lunedì 10 ottobre 2011

Imprenditoria e politica: dibattito aperto

Dalla rassegna stampa del sito Cogip, il commento del prof. Rosario Faraci dell'Università di Catania (pubblicato su "La Sicilia" di oggi) al mio intervento "La rivoluzione silenziosa del buon imprenditore" di ieri

Imprenditoria e politica ritrovino compattezza

Ho letto con interesse il contributo dell’imprenditore Mimmo Costanzo su La Sicilia di domenica 9 ottobre e mi sento di condividere con lui il convincimento che compito principale di chi esercita un’attività economica è fare il buon imprenditore e contribuire, attraverso l’impresa, allo sviluppo economico del Paese. Avrei avuto qualche difficoltà, come docente di Economia e gestione delle imprese, ad inaugurare il ciclo di lezioni universitarie che comincia domani, indirizzando ai giovani il messaggio che l’imprenditore deve innanzitutto “fare politica” in un Paese che in questo momento sta vivendo una profonda crisi, di valori prima ancora che economico-finanziaria. Non v’è dubbio comunque, e anche qui concordo con l’industriale catanese, che il “movimentismo” affermatosi negli ultimi tempi evidenzia un diffuso malessere degli imprenditori, piccoli, medi e grandi, di fronte ad un modo di far politica incapace di individuare soluzioni intelligenti per uscire dalla crisi, magari puntando sul trinomio impresa – lavoro – giovani all’interno di un rinnovato paradigma fondato su innovazione e competitività.

Ci sono imprese, come quella guidata dal dott. Costanzo, che hanno dimostrato coraggio ed intraprendenza, mobilitando capacità e risorse per iniziare esse stesse a dare un apporto significativo alla società nella direzione del cambiamento. I “numeri” e i risultati raggiunti confermano la bontà delle scelte finora compiute; siano d’esempio per molti altri colleghi chiamati, oggi più che mai, a valorizzare pienamente i talenti imprenditoriali (coltivati da soli o ricevuti dai genitori) per imprimere una direzione nuova al rilancio del Paese e della Sicilia. E’ questo il tessuto delle medie imprese che, espressione di un capitalismo familiare talora denigrato talaltra esaltato, costituiscono un pilastro importante ed irrinunciabile dell’economia italiana.

Ma, in mezzo alle medie, ci stanno, da un lato le grandi imprese e, dall’altro lato, una miriade di piccole e piccolissime aziende.
Un pensiero immediato è rivolto a queste ultime perché vivono ormai completamente attanagliate dalla crisi, ma silenziosamente operose, dignitosamente attive nei mercati, capaci ancora di assicurare seppur minimi livelli occupazionali, assai indebitate e sottocapitalizzate, ignorate dalle pubbliche istituzioni e fortemente condizionate dal sistema bancario. Sono realtà che non sempre riescono a fare lobby, nonostante la forza numerica delle associazioni che le rappresentano, e che, anche se compattamente unite, non riusciranno mai ad avere adeguata rappresentatività nel sistema politico. Con il rispetto che merita il lavoro imprenditoriale, mi risulta difficile dire oggi ad un piccolo artigiano, commerciante o agricoltore in crisi di fare il buon imprenditore (e sono la stragrande maggioranza in Sicilia), quando questi ritiene di aver già fatto il massimo nelle quotidiane difficoltà del mestiere e di fronte ad una generale indifferenza della società rispetto al lavoro che svolge. A tali livelli, pertanto, la “politica associativa” va sostenuta e rafforzata, favorendo anche nuove forme di coordinamento fra le diverse sigle, come recentemente sperimentato da Rete Imprese Italia che aggrega le cinque maggiori associazioni dell’imprenditoria diffusa nel nostro Paese.
Dall’altro lato, ci sono le grandi imprese, cui va rivolta altrettanta attenzione, perché una loro eventuale crisi ha ricadute tragiche sull’occupazione e sull’indotto, di scala sicuramente più ampia rispetto alle difficoltà in cui può trovarsi un piccolo imprenditore, titolare di una bottega artigiana, ove lavora al massimo insieme a qualche altro collaboratore. Dalla crisi in cui versano le grandi imprese, si esce fuori non con un’unica, ma con soluzioni diverse. La Fiat ha scelto la strada di andare da sola, rideterminando complessivamente i propri livelli di competitività su base internazionale. Altre imprese, anche col concorso di Confindustria, stanno sperimentando di ristabilire, su basi nuove e più intelligenti, il dialogo con le organizzazioni sindacali e le rappresentanze dei lavoratori, al fine di pervenire a soluzioni di sviluppo più condivise. Altre ancora hanno puntato su una maggiore integrazione con il mondo bancario e su una maggiore apertura ai nuovi strumenti resi disponibili dai moderni sistemi finanziari, come il private equity e il venture capital. Altre imprese hanno scelto con maggiore convinzione la strada dell’internazionalizzazione, sperimentando alleanze e partnership con altre società straniere.
Concordo con il dott. Costanzo che la tentazione di scendere direttamente in campo in politica è forte, soprattutto dove sono presenti carismatici leader di riferimento; ma essa non è la panacea di tutti i mali. Una rondine non fa primavera. All’estremo opposto, la commistione politica-impresa è pericolosissima, sfocia rapidamente nell’illegalità, perché le scorciatoie intraprese da pochi non servono affatto alla società. C’è una terza via: fare gioco di squadra e saper rappresentare bene gli interessi di una categoria, gli imprenditori, nell’interesse di tutto il Paese e non soltanto di chi fa impresa. E tra grandi e piccoli imprenditori, con in mezzo i medi, è necessario fare ancor di più e, attraverso il dialogo costante, costruire un gioco di squadra collettivo per riaffermare, con forza, la straordinaria capacità imprenditoriale del nostro Paese, forse un po’ troppo dimenticata nell’affermarsi del dirompente linguaggio della politica. Una politica che, nel prossimo futuro, magari non sarà composta da imprenditori, ma che potrà mai prescindere in nessun caso dalla rilevanza che la cultura d’impresa può avere in diversi campi della società.
Se così sarà, mi risulterà più facile e diventerà più credibile riaffermare ai giovani che un’impresa, buona cittadina del mondo, quali che siano la dimensione e la proprietà pubblica o privata, assolverà sempre a tre importanti funzioni: di produzione e distribuzione di ricchezza; soddisfacimento dei bisogni della collettività; generazione di indotto, creazione di posti di lavoro e di professionalità.

Rosario Faraci
Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese
Università degli Studi di Catania

La rivoluzione silenziosa degli imprenditori

Dalla rassegna stampa del sito Cogip una mia riflessione su imprenditoria e politica pubblicata su "La Sicilia" di domenica 9 ottobre
La rivoluzione silenziosa del buon imprenditore
MIMMO COSTANZO
In questi ultimi tempi il dibattito politico s'è spesso incrociato con il ruolo degli imprenditori: interventi e prese di posizione, più o meno clamorose; scontri aperti fra associazioni di categoria e rappresentanti istituzionali; rumors sulla discesa in campo di uomini di punta del management italiano nell'agone politico. Sembra quasi che chi fa impresa voglia sostituirsi a chi fa politica, magari creando il "partito dei padroni" che qualche quotidiano ha pure evocato.
Io, da imprenditore siciliano ma anche da cittadino che ha a cuore il futuro della propria terra, ho osservato con attenzione il dibattito degli ultimi giorni. E ho cercato di trovare una risposta - soprattutto dentro me stesso, con la mia coscienza - a una domanda che in molti si saranno posti: ma è davvero giunto il momento che gli imprenditori s'impegnino in prima persona in politica?

Il presupposto da cui parte questo "interventismo" è più che corretto, ma bisogna fare un ragionamento serio sui modi e soprattutto sugli strumenti, sul "come" chi fa impresa può incidere sulla strada delle riforme e del cambiamento.
Mi spiego meglio. Il dato di partenza è incontrovertibile: il "Sistema Italia" - e, all'interno di esso, il "Sistema Sicilia" in particolare - sta attraversando un periodo di crisi che ha pochi precedenti nella storia recente. E di questo stato di fatto i politici (ma anche tutti gli altri attori, dalle forze produttive a quelle sociali) devono assumersi fino in fondo le proprie responsabilità.
Ma cosa deve fare un imprenditore davanti a questo quadro? Alzare la voce e farsi sentire, innanzitutto attraverso i canali istituzionali, che vanno amplificati con forza. È più che legittima la protesta corale dell'Ance contro il blocco delle opere pubbliche: un Paese che non progetta e realizza infrastrutture è un Paese senza futuro. E mi sento inoltre di appoggiare con convinzione la battaglia di Confindustria sulle riforme di cui ha bisogno il nostro Paese, riassunte nei cinque punti del "Progetto delle imprese per l'Italia": riforma fiscale, infrastrutture, privatizzazioni, liberalizzazioni, pensioni.
Ecco, questa è la prima cosa che un imprenditore deve fare per cambiare in nostro Paese, senza il bisogno di fondare un nuovo partito, né di schierarsi in prima persona in uno dei tanti presenti nel sistema politico: puntare su una rappresentanza degli interessi che sia trasparente e propositiva, rafforzata da un'azione di coordinamento fra i vari settori.
Per questa ragione, ad esempio, è una grave perdita per il Paese la frattura fra la grande industria e l'organo rappresentativo degli interessi delle imprese. I gruppi multinazionali hanno tutto il diritto di difendere la propria competitività, definendo le proprie regole in mercati senza barriere, ma è quindi necessario che la rappresentanza tradizionale ridefinisca, nell'interesse di tutto il sistema imprenditoriale, gli equilibri e le regole nel rapporto con le forze sociali. E tutto ciò deve avvenire evitando il conflitto e mantenendo il necessario coordinamento.
Certo, se ci fosse qualcuno fra gli imprenditori con le qualità e il necessario spirito di servizio nell'interesse del Paese - e soltanto del Paese - sarebbe apprezzabile. Ma non è detto che chi è un bravo imprenditore debba essere per forza un buon politico. Questo automatismo è stato sconfessato dalla recente storia italiana: il modello Berlusconi, pur non negando al premier indiscutibili qualità imprenditoriali, non mi sembra abbia funzionato per l'Italia.
L'altra cosa che un imprenditore deve fare in questo momento - e che io nella mia realtà aziendale sto cercando di mettere in pratica - è svolgere al meglio il proprio lavoro. Modernizzare la propria azienda, aumentarne la competitività, aprirsi ai nuovi mercati, puntare sui giovani e sul merito, remare con più forza controcorrente nei contesti - e la Sicilia è uno di questi - in cui fare impresa comporta un surplus di responsabilità. Un impegno quotidiano di tipo sociale, ambientale ed etico, ma soprattutto, nella condotta personale e aziendale; un chiaro codice di comportamento che veda al primo punto la legalità, a partire dalla stipula dei protocolli nella gestione degli appalti, soprattutto in un momento storico in cui la crisi che indebolisce le "difese immunitarie" del mondo dell'impresa di fronte agli attacchi della criminalità. E in questo contesto Confindustria Sicilia rappresenta un punto di riferimento importante, che ci dà coraggio e non ci fa sentire soli nei momenti più difficili.
C'è davvero tanto da fare, per uscire da questo tunnel. Ma la necessità di un cambiamento della classe politica non giustifica alcuna confusione di ruoli, né tanto meno autorizza invasioni di campo. Ed è per questo che io continuerò a fare l'imprenditore - "soltanto" l'imprenditore - con ancora più coraggio, passione e spirito di sacrificio. Anche così si può dire "basta" alla brutta politica, anche così si può innescare una rivoluzione silenziosa.

lunedì 19 settembre 2011

Protagonisti all'Energy Summit di Milano


Dal sito Cogip un della sezione newshttp://www.blogger.com/img/blank.gif

Cogipower presente all'Energy Summit
La B.u. Energie rinnovabili di Cogip partner dell'evento del Sole-24Ore



Innovazione, sostenibilità ambientale e ottimizzazione industriale: la tecnologia al servizio dell'impresa
Giunge all'undicesima edizione l'Italian Energy Summit, appuntamento annuale del Sole 24 ORE che annovera tra i suoi relatori gli esponenti più autorevoli dei player del settore energetico e i rappresentanti delle associazioni più influenti. Attraverso specifiche sessioni tematiche, l'evento, in programma a Milano dal 26 al 28 settembre, analizzerà il panorama italiano e internazionale che caratterizza il mercato energetico.

Mimmo Costanzo, Ceo di Cogip, parteciperà come relatore a una tavola rotonda dell'Energy Summit
MARTEDÌ 27 SETTEMBRE POMERIGGIO
EFFICIENZA ENERGETICA E OTTIMIZZAZIONE DEI CONSUMI IN AZIENDA:
UNA LEVA STRATEGICA NELLA GESTIONE DI IMPRESA
Modera i lavori:
Maurizio Melis, Conduttore MrKilowatt – Radio 24, Il Sole 24 ORE
14.30 Migliorare l'efficienza energetica del 20%: cosa cambia per il sistema italiano?
Roberto Malaman, Direttore Generale, Autorità per l’energia elettrica e il gas
14.50 Smart grid: il ruolo dell’ICT
Renato Sanna Energy Consultant SELEX Elsag
15.20 Competitività, tutela ambientale ed efficienza energetica: fare nuova impresa in una green region L’esperienza dell’Alto Adige
Ulrich Stofner, Direttore Business Location Südtirol – Alto Adige (BLS)
15.40 TAVOLA ROTONDA
Innovazione, sostenibilità ambientale e ottimizzazione industriale: la tecnologia a servizio dell’impresa
Massimo Bertoncini, Responsabile Area Ricerca "Energy Saving & Green IT" Engineering
Stefano Besseghini, Amministratore Delegato RSE
Danilo Bonato, Direttore Generale, ReMedia
Massimo Comina , Director of Power Distribution Business Prysmian Group
Mimmo Costanzo, CEO Cogip
Walter Facciotto, Direttore Generale Conai
Carlo Leoni, Responsabile ambiente e attività sportive Peugeot Automobili Italia
Massimo Rosini, Direttore Tecnico e Industriale, Indesit Company
Marco Tecchio, Amministratore Delegato Elettronica Santerno
17.15 CONCLUSIONI
Efficienza energetica e politiche nazionali verso il 2020: quali prospettive?
Alessandro Clerici, Chairman Studying Group Energy Resources and Technology WEC
17.30 Chiusura del Summit

Il nostro gruppo nel Mediterraneo


Dalla rassegna stampa del sito Cogip vi segnalo un'intervista sull'internazionalizzazione delle aziende siciliane.



"Grandi opportunità per le aziende che vogliono crescere"
L'esperienza di Mimmo Costanzo, catanese che guarda ai mercati del Mediterraneo

I dubbi sono soltanto di Google. Il poderoso motore di ricerca, tra i milioni di dati elaborati in mezzo secondo, non contempla la possibilità che da Catania qualche imprenditore possa essere andato in Libia a verificare opportunità di investimenti e sviluppo. «Forse cercavi investitori "cinesi" in Libia»? chiede Google. Ma poi, bastano un paio di ormai vecchie ma sempre efficaci telefonate, per stendere al tappeto la ricerca via web. Gli imprenditori catanesi che hanno puntato ai Paesi del Mediterraneo, e tra questi la Libia, per cercare nuove opportunità non mancano. Uno è Mimmo Costanzo, a capo della Tecnis, una società che opera nel settore delle imprese di costruzioni generali e di ingegneria general contracting. Il core business di Tecnis è l'area delle grandi infrastrutture a livello nazionale e internazionale: viabilità, opere marittime, ponti, gallerie, ferrovie ed edilizia specialistica. Il gruppo ha intrapreso un percorso di internazionalizzazione verso nuovi mercati con la costituzione di società nell'Est dell'Europa e, appunto, nell'area del Maghreb.

«Siamo in Libia già da un anno e mezzo – spiega Mimmo Costanzo – dove abbiamo costituito una società e aperto un ufficio. Siamo lì perché lo riteniamo naturalmente un Paese molto interessante, con molte opportunità di lavoro. Occorrono molte infrastrutture; è un Paese parecchio arretrato rispetto a quelli con i quali vuole confrontarsi in quell'area».

E non deve essere nemmeno un Paese "facile", nemmeno in tempi di pace. Come vi siete mossi?

«L'approccio è sempre di natura industriale: organizzare l'ufficio, conoscere i costi delle materie prime, preparare le offerte, confrontarsi col mercato... Ed è quello che abbiamo fatto con il nostro direttore commerciale estero, col responsabile locale. Abbiamo anche già partecipato a una gara per un lotto di quella famosa autostrada che il Governo si è impegnato a finanziare come risarcimento

alla Libia».

Finché un giorno, guardando il telegiornale...

«...abbiamo scoperto che la zona era "calda". Noi tra l'altro avevamo un lavoro in corso già in Tunisia. Insomma, sono stati mesi difficili. Certo, l'assenza di democrazia era piuttosto evidente, ma non avevamo mai notato segnali di una possibile rivolta. Cominciata la rivolta è però subito scattato il rientro. Il Governo italiano è stato bravissimo, tutto è stato organizzato bene. Noi abbiamo fatto rientrare anche i nostri dipendenti, venticinque, che erano in Tunisia oltre ai tre dell'ufficio libico. In Tunisia siamo poi ritornati nel giro di poche settimane».

E la Libia?

«Aspettiamo che la situazione si normalizzi. Intanto la nostra sede è ancora in piedi e gli uffici sono perfettamente agibili, e questa è già una buona notizia. I nostri progetti restano immutati. Le prospettive sono sempre buone. E poi siamo in qualche modo costretti a rimanere perché in Italia il mercato si sta restringendo e le risorse per le infrastrutture si stanno riducendo e se vogliamo mantenere i ritmi di crescita non possiamo non puntare a un'espansione all'estero».

Lei consiglia ai suoi colleghi imprenditori di tenere comunque d'occhio il mercato libico?

«Io consiglio agli imprenditori di tenere d'occhio i mercati del mondo, Africa compresa che, tra l'altro, è piuttosto vicina. E poi, Catania non si candidava ad essere capitale del Mediterraneo? È il momento. La Libia ha bisogno di ricostruire e le risorse non mancano. Ci vanno i grandi gruppi, perché non possiamo andarci noi? Abbiamo tecnologia e conoscenze. La creatività non ci manca. Certo, avessimo alle spalle un minimo di sostegno del governo nazionale o regionale o una politica di sviluppo che favorisca non solo i "colossi" già consolidati ma anche i gruppi che vogliono crescere...».

Giuseppe Farkas

La missione del siciliano


Dalla sezione rassegna stampa del sito Cogip , vi invito a leggere un articolo a cui personalmente tengo molto. Si tratta di un reportage realizzato dal Süddeutsche Zeitung, giornale tedesco a tiratura nazionale, sulla mia storia personale e imprenditoriale. Di seguito la traduzione dell'articolo.





La missione del siciliano

L'imprenditore Mimmo Costanzo di Catania fa furore nel Nord Italia con affidabilità e efficienza

Il saluto non era molto accogliente. Quando Mimmo Costanzo, imprenditore nel settore delle costruzioni, della città siciliana di Catania, 1.300 km lontano da casa sua, a Nord, nel Veneto, ha vinto un appalto per costruire un ponte sul fiume Piave, lì il Consiglio comunale gridava «La mafia prende con forza gli appalti». I titoli della stampa regionale erano simili. Il siciliano non poteva aspettarsi di essere accolto a braccia aperte nell'hinterland veneziano. Qui governa la Lega Nord e l'odio del partito per gli stranieri – se meridionali o africani non cambia nulla – avvelena l'ambiente. Costanzo risponde a modo suo: «Quello che conta, sono i fatti», dice l'imprenditore oggi, col senno di poi. Si riferisce al suo lavoro. E proprio con questo ha convinto la gente del Piave.

La sua azienda lavorava anche di notte. Questo ha convinto gli enti appaltanti

Nel 2006, a San Donà non c'era bisogno di tale arroganza. La costruzione del ponte si trascinava da 11 anni. Da 4 anni il cantiere era orfano, perché l'azienda incaricata era fallita. Tipico dell'Italia. Ora entrava in gioco la Tecnis di Costanzo, che ha costruito nello spazio di un anno un ponte di 512 metri di acciaio e cemento. I veneziani potevano vedere brillare anche di notte i fiumi di scintille della saldatura, di giorno la gente correva al fiume per vedere la più grande gru d'Italia in azione. Così Costanzo ha vinto subito il successivo contratto nel paese della Lega.

Un anno fa, le sue squadre di costruzione sono arrivate sulla A3 Salerno-Reggio Calabria – uno dei più grandi progetti d'infrastruttura Italiana, da sempre incompito. Da 40 anni il collegamento alla Sicilia è uno dei cantieri da sempre «in costruzione» più «malfamato» – e la 'Ndrangheta ci guadagna bene. L'ente appaltante Anas ha affidato alla Tecnis la modernizzazione di 22 km di autostrada con 9 gallerie. «Abbiamo lavorato su 20 fronti simultaneamente», dice il fondatore della Tecnis. Ora il tratto è completato. La puntualità è un fattore decisivo per Costanzo per il successo della sua azienda. «Solo così miglioro la nostra reputazione e abbasso i costi».

Oggi i siciliani come Costanzo si incontrano sempre più spesso. Il maratoneta di Catania è un esempio tipico per la nuova generazione di giovani aspiranti imprenditori che non accettano la passività, l'autocommiserazione e i legami con la mafia delle generazioni precedenti. «Invece di piangerci addosso, preferiamo rimboccarci le maniche», dice Costanzo. Invece di chiedere sovvenzioni statali, lui consiglia ai colleghi di esplorare nuovi mercati fuori dalla Sicilia. Questo, al 49enne, è riuscito alla grande. Nel 1999, il laureato in Economia fonda insieme a un ingegnere l'azienda Tecnis. Oggi, la più grande azienda di costruzioni in Sicilia produce l'80% del suo fatturato totale di 300 milioni di euro fuori dall'isola.

La Tecnis costruisce con i suoi 1.500 dipendenti strade, ponti, gallerie, porti e ospedali in Italia e all'estero, soprattutto nel Maghreb. Per Costanzo, l'Africa è un mercato per fare crescere la sua azienda. La sua storia incoraggia. Laureato, inizia nell'azienda familiare, che opera da tre generazioni nel settore della commercializzazione di prodotti e servizi energetici. All'inizio degli anni 90 viene eletto presidente dei Giovani industriali della Confindustria della sua città di Catania. Nel 1993 il sindaco di Catania, Enzo Bianco, chiama il 31enne nella Giunta comunale e gli affida la posizione di assessore al Bilancio, al Commercio e allo Sviluppo economico. Costanzo è ancora oggi entusiasta di quel «periodo bellissimo». All'epoca, Catania stava cambiando molto: una classe di politici corrotti era appena stata licenziata e alcuni cittadini di Catania avevano preso posto nel governo della città. Costanzo ha spinto in particolare il risanamento del bilancio e si è occupato del sostegno a nuove imprese e investitori. In Italia si parlava della «Primavera catanese». E Costanzo rincomincia nell'azienda familiare: suo padre aveva rilevato una piccola azienda specializzata nei lavori stradali. L'azienda aveva il know-how necessario, ma pochi contratti e una serie di debiti. C'era bisogno di un risanatore, e il padre affida il compito a suo figlio. Dopo 4 anni l'azienda è risanata. In quel periodo, Costanzo rivede un vecchio amico e insieme decidono di entrare nel settore costruzioni e infrastrutture. Il settore e la missione li attirano, racconta Costanzo.

Lui considera la carenza di infrastrutture e il grande gap rispetto al Nord Italia come il più grande ostacolo per il Sud. Per Costanzo, fare l'imprenditore significa anche assumere una responsabilità sociale. Dalla piccola azienda specializzata nei lavori stradali nasce nel 1999 la Tecnis, la quale cresce velocissimamente.

La Sicilia è allo stesso tempo la croce e l'orgoglio del imprenditore. Tutto qui risulta difficile. Superare gli ostacoli burocratici, assorbire i maggiori costi, combattere l'intreccio tra mafia, politica e economia rendono difficile lo sviluppo del libero mercato.

Però, Costanzo riconosce al suo Paese molti vantaggi di cui non vorrebbe fare a meno, pur vivendo da un anno con la famiglia a Roma. A oggi, la Sicilia possiede un'alta «cultura delle costruzioni»; inoltre dispone di straordinari lavoratori che hanno sviluppato una forte carattere come conseguenza del difficile ambiente in cui sono cresciuti.

Costanzo non lotta da solo. Gli imprenditori siciliani si difendono fortemente contro lo strangolamento della mafia. Persone come l'imprenditore e presidente degli industriali regionali Antonello Montante o ancora il ristoratore Vincenzo Conticello si sono opposti al terrore del pizzo di Cosa Nostra. Oggi sono simboli della rivolta contro la mafia e vivono sotto la protezione della polizia. Gli imprenditori siciliani hanno votato un codice etico che impone l'esclusione dall'associazione delle persone che collaborano con la Mafia. «La rivolta di 6 anni fa ha cambiato il mondo», dice Costanzo.

Lui, che è nato e cresciuto come figlio di un imprenditore, conosce bene il clima della paura. Oggi, la gente si è fatta coraggio, dice lui. Questo è grazie alla giustizia che lotta con successo contro la criminalità organizzata e che assiste gli imprenditori e li difende quando denunciano ricatti. «Abbiamo capito che senza una liberazione dalla mafia, la Sicilia non avrà mai un vero sviluppo economico», dice Costanzo.

lunedì 5 settembre 2011

Direttamente dalla sezione news del sito Cogip, vi segnalo la photogallery del cantiere Asr20, un "gioiello" di tecnologia e un esempio di riduzione dell'impatto ambientale, il tutto grazie all'energia e alla competenza degli uomini del gruppo Cogip. Le immagini che vedrete linkando il sito sono state scattate durante un sopralluogo. E l'autrice è una "fotoreporter" d'eccezione..

domenica 28 agosto 2011

Sa-Rc: investimento sulla sicurezza

Dal sito Cogip una news sul corso per la sicurezza nel cantiere della Salerno-Reggio Calabria. Vi invito a leggerlo

Statale 284, ecco il viadotto

Dal sito Cogip una news sul varo del nuovo viadotto della Ss. 284 Bronte-Adrano.
Vi invito alla lettura.
Statale 284, varato il nuovo viadotto
“Madonna della Vena”: un passaggio decisivo del cantiere

Un’infrastruttura sicura ed “elegante” con 3 campate e 5 pile
Varato il viadotto “Madonna della Vena”. Un momento molto importante, una fase decisiva nella tabella di marcia del cantiere della Bronte-Adrano, che prevede la sistemazione e l’adeguamento della piattaforma stradale della Statale 284 “Occidentale Etnea” nel tratto Bronte-Adrano (dal km 20+000 all’abitato di Bronte). L’appalto integrato è stato assegnato all’Ati (Associazione temporanea di impresa) di cui fa parte Cogip.



Il viadotto si chiama “Madonna della Vena” e ha tre campate (tre con luce di 40 metri e tre con luce di 50 metri) e cinque pile. Le foto si riferiscono al varo della seconda campata che è di 40 metri. La pila la numero 2, circa 13 metri, è la più alta. Il viadotto si contraddistingue per la sua geometria (a sezione variabile) e per la snellezza delle pile. Il “Madonna della Vena” poggia su isolatori sismici che trasferiscono le forze orizzontali alle due spalle, mentre sulle pile gravano solo forze verticali. Con questo accorgimento è stato possibile realizzare un profilo delle pile molto snello e quindi con una certa eleganza.


Il varo dell’impalcato è stato effettuato con l’ausilio di tre autogrù (due di 300 tonnellate ognuna e una più piccola da 100 tonnellate) a supporto. Le fasi lavorative sono state suddivise in due distinti momenti: varo e posizionamento delle due travi principali; saldatura delle travi principali e bullonamento dei controventi.


In seguito verranno messe in opera le predalle per la costruzione della soletta in calcestruzzo.

venerdì 24 giugno 2011

Tecnis: un "miracolo" siciliano sulla A3

Dalla sezione news del sito di Cogip vi segnalo la notizia dell’inaugurazione dello svincolo di Battipaglia, sulla Salerno-Reggio Calabria. Un cantiere che Tecnis, azienda di punta del nostro gruppo, ha consegnato con quasi cinque mesi d’anticipo sui tempi previsti, liberando la mobilità e il traffico di una delle strade più disagiate d’Italia. Per me personalmente e per tutta la “squadra Tecnis” (management, tecnici, operai) è stata davvero una bella soddisfazione partecipare alla cerimonia d’inaugurazione. Un sentimento che ricompensa il duro lavoro svolto e ci fa essere ancora più orgogliosi di rappresentare la Sicilia che riesce a fare. Senza piangersi addosso, ma alzandosi ogni mattina consapevoli di dover fare nient’altro che il proprio dovere.

Nell’autostrada dei cantieri «lumaca» e dei lavori infiniti questa volta c’è un modello vincente, dietro al quale batte un «cuore» siciliano. Giovedì 23 giugno 2011 ha aperto al traffico il nuovo svincolo di Battipaglia sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Si tratta di un’opera-chiave per la mobilità e il traffico a livello nazionale, realizzata con le più moderne tecniche costruttive e nel rispetto delle ultime normative europee, i cui lavori sono stati effettuati da un’Ati di cui è capofila la Tecnis Spa di Catania, in sinergia con Preve Costruzioni Spa e Cmp Srl. All’inaugurazione sono intervenuti – tra gli altri – il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli e il presidente dell’Anas Pietro Ciucci, assieme ai vertici tecnici e amministravi dell’azienda.

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IL CANTIERE RECORD. Una performance tecnica e organizzativa da record: opera consegnata con quasi 5 mesi di anticipo sui tempi contrattuali, azzerando praticamente i ritardi accumulati per problemi burocratici non dovuti all’impresa stessa. E così una delle zone più nevralgiche dell’A3 è stata riaperta al traffico in anticipo rispetto ai periodi da «bollino rosso» dell’esodo estivo, grazie all’impegno e alla professionalità di una squadra vincente di manager, tecnici e operai. I lavori sono iniziati nel novembre del 2009 e – nonostante una chiusura parziale del cantiere a causa di un contenzioso fra i proprietari di alcune aree ricadenti nel progetto e l’Anas – sono stati terminati in tempo record. Quasi del tutto recuperato il tempo perso nell’iter burocratico, con un nettissimo anticipo rispetto ai nuovi tempi contrattuali di consegna fissati a novembre 2011. Nella fase esecutiva è stata posta particolare attenzione alle inevitabili ripercussioni sul traffico causate dai lavori da eseguire in sostanziale sovrapposizione con l’autostrada in esercizio: un’attenta programmazione e l’adozione di turni di lavoro anche notturni ha consentito di limitare i periodi di chiusura totale dello svincolo, per cui la Tecnis è riuscita a ridurre anche il periodo di chiusura dello svincolo (previsione 60 giorni, chiusura effettiva 45 giorni).

ORGOGLIO SICILIANO. Tecnis è una società di Epc (Engineering, procurement and construction) e opera nel settore delle imprese di costruzioni generali e di ingegneria general contracting. Il core business di Tecnis è l’area delle grandi infrastrutture a livello nazionale ed internazionale: viabilità, opere marittime, ponti, gallerie, ferrovie ed edilizia specialistica. Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, fondatori e «anime» di Tecnis, non nascondono la propria soddisfazione per l’ultimazione anticipata di un’opera importante e impegnativa in termini progettuali, tecnologici e di risorse impiegate. Ma la soddisfazione viene condivisa con tutta la «squadra Tecnis»: il management aziendale e i responsabili tecnici erano rappresentati alla cerimonia d’inaugurazione dello svincolo sull’A3 da Gianguido Babini, Giulio Stanzione, Giuseppe Miceli e Vincenzo Manganiello.

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L’OPERA: CONTENUTI E BENEFICI. I lavori, per un importo di 28 milioni di euro (38 milioni l’investimento complessivo di Anas), hanno riguardato la realizzazione del nuovo svincolo per il collegamento con la viabilità comunale di Battipaglia e dell’asta di raccordo a carreggiata unica con la strada statale 18, nonché l’ammodernamento del tratto autostradale, lungo circa 1 km, in corrispondenza dello svincolo stesso. Per ottenere l’allargamento della sede autostradale è stata necessaria la demolizione di due vecchi sovrappassi autostradali e la realizzazione di un nuovo viadotto, a tre campate, a servizio dello svincolo.

Il progetto, pertanto, è stato concepito con l’obiettivo di ottimizzare l’incidenza del traffico veicolare nella zona di ingresso al centro abitato di Battipaglia, ottenendo una migliore gestione della viabilità verso la statale 18 e le strade comunali ed eliminando le criticità in corrispondenza dell’innesto dell’autostradale, che rappresentavano un vero e proprio limite ai flussi veicolari e provocavano lunghe code soprattutto nel periodo estivo.

I DATI TECNICI. Le opere d’arte principali presenti sul nuovo svincolo sono rappresentate da due viadotti realizzati in acciaio e calcestruzzo, mentre lungo l’asta di raccordo sono previste 6 opere di attraversamento, in particolare 4 sottovia pedonali, un sottovia interpoderale e 2 sottovia della rotatoria urbana. Il nuovo viadotto, a servizio dello svincolo che scavalca la strada comunale, ha una larghezza della sede stradale di 9,50 metri e un marciapiede di 2,50 metri a entrambi i lati della carreggiata. La piattaforma stradale è costituita da due corsie da 3,50 metri (a doppio senso di circolazione) e banchine laterali da 1,50 metri. Il nuovo cavalcavia di svincolo ospita, invece, una rampa bidirezionale con due corsie da 3,75 metri e due banchine laterali da 1,50 metri, per complessivi 10,50 metri, alla quale sono stati aggiunti due marciapiedi transitabili di 2,50 metri ciascuno. L’asta di raccordo, che collega lo svincolo di Battipaglia alla strada statale 18, è caratterizzata da un primo tratto con tre corsie in direzione della statale 18 e due corsie, in direzione dell’autostrada.

lunedì 13 giugno 2011



Dalla sezione news del sito Cogip vi segnalo una notizia sulla visita di una delegazione di studenti dell’Università di Catania al cantiere sulla Statale 284 nel tratto Bronte-Adrano. Una bella mattinata di esperienza, che la Cogip è stata orgogliosa di ospitare soprattutto perché i veri protagonisti erano i futuri ingegneri. Complimenti per la passione e la curiosità dimostrate e in bocca al lupo per il vostro futuro, cari ragazzi.



Una proficua lezione “on the road” per i futuri ingegneri dell’Università di Catania. Nel cantiere del tratto Bronte-Adrano sullastrada statale 284 si è svolta una visita didattica di 25 studenti del corso di laurea magistrale in Ingegneria civile delle acque e dei trasporti dell’Università di Catania, guidati dal prof. Salvatore Cafiso (docente di Progettazione e manutenzione sovrastrutture stradali) del Dipartimento ingegneria civile e ambientale).

La delegazione di studenti è stata accolta a Bronte dall’ing. Giuseppe Buzzanca (direttore tecnico dell’impresa) e dall’ing.Giuseppe Musotto (direttore di cantiere). La visita è stata preceduta da una presentazione-video del cantiere, svoltasi nella sala conferenze dell’hotel «Parco dell’Etna», durante la quale i rappresentanti dell’azienda hanno illustrato le caratteristiche tecniche del progetto e i principali aspetti progettuali e costruttivi del tracciato.

I lavori del cantiere, realizzati dall’Ati Cogip Spa Ing. Pavesi Spa, riguardano il tronco stradale (lunghezza complessiva di circa 3,8 km) che ricopre la funzione di raccordo dei centri abitati di Bronte e Adrano e dei relativi hinterland, dei fondi agricoli, delle aziende e delle numerose abitazioni ricadenti nei lotti limitrofi alla strada, nonché dell’area di pertinenza del Parco dell’Etna e infine del cimitero comunale di Bronte.

Tutti i componenti della delegazione di Ingegneria, al termine della visita didattica, si sono detti soddisfatti della mattinata trascorsa in cantiere, del quale hanno visitato alcuni fronti di lavoro con la massima garanzia delle condizioni di sicurezza e di rispetto delle regole previste per la presenza di ospiti esterni. Numerosi gli interventi degli studenti (sia durante la presentazione, sia nel corso del sopralluogo), ai quali il personale tecnico ha fornito risposte chiare ed esaurienti.

La visita della delegazione universitaria è stata l’occasione per fare il punto sul cantiere appaltato dall’Anas (importo 25 milioni di euro), i cui termine lavori – come hanno confermato i responsabili tecnici dell’impresa appaltante – è previsto nei primi mesi del 2012

Attualmente l’Ati Cogip Spa-Ing.Pavesi Spa ha uno staff di 8 tecnici, in cantiere sono aperti 15 fronti di lavoro con un impiego medio di 60 operai e 20 mezzi d’opera.

lunedì 6 giugno 2011

La strada per il successo: la mia storia su ItaliaOggi

Vi segnalo, dalla sezione "rassegna stampa" del sito Cogip la rubrica "Un professionista al giorno" del quotidiano economico nazionale ItaliaOggi dedicato alla mia storia personale.

La vita, la carriera, i gusti e le passioni di Mimmo Costanzo, direttore generale di Cogip

LA STRADA PER IL SUCCESSO

Nell'impresa servono buone idee, coraggio e le persone migliori. Lo sport? Il tennis e le maratone con i miei collaboratori

di Federico Unnia

«Nell’attività d’impresa, ovunque tu operi, servono idee buone, coraggio e le persone migliori. Nel mio caso sono stato fortunato e abbiamo avuto successo». Francesco Domenico Costanzo, Mimmo per gli amici, classe 1962, è imprenditore di terza generazione. Oggi alla guida di Cogip SpA, un articolato gruppo imprenditoriale leader in Sicilia e tra i primi in Italia nel settore delle costruzioni e opere connesse alle grandi infrastrutture.

La tenacia e le spiccate capacità manageriali lo hanno aiutato in quello che a tutti gli effetti costituisce un caso studiato nelle aule universitarie. «E pensare che fin dalla laurea in Economia e commercio conseguita nel 1986 speravo un giorno di mettere in pratica nella gestione del nostro gruppo di famiglia le infinite opportunità che gli studi di organizzazione aziendale e le strategie d’impresa mi avevano insegnato», racconta Costanzo. E infatti - dopo l’esperienza politica catanese a soli 31 anni, come assessore alle Attività produttive nella giunta Bianco - rientra nel gruppo industriale di famiglia per assumere la direzione generale di Cogip che con lui inizia il suo percorso di crescita e di sviluppo.

«Dalle attività storiche legate al settore petrolifero, acquistammo una società che operava nel settore degli asfalti per opere stradali». Un settore, ricorda Costanzo, a quei tempi in difficoltà in Sicilia, mercato naturale della società. «Non potevamo correre il rischio di restare chiusi nel nostro territorio. Decisi quindi di guardare a nuovi mercati. Spinsi molto e trovai nei miei collaboratori e nelle istituzioni finanziarie il necessario supporto per andare avanti». E così è stato. Nel 1999 fonda con un caro amico imprenditore, Concetto Bosco, la Tecnis Spa. La società vince importanti appalti in Veneto (compresa la riasfaltatura di ampi tratti della A4 a Padova e grandi ponti sul fiume Piave e sull’Adda) e si allarga con gli anni anche fuori Italia. «Guardiamo con interesse a paesi emergenti. Oggi siamo molto attivi in Tunisia e nel Magreb». La chiave del successo? Persone competenti («Alcuni amici di vecchia data sono oggi i mei più preziosi collaboratori. Amicizia e lavoro, ho sperimentato, possono essere il mix del successo di un’impresa») motivate e leali, chiarezza negli obiettivi. «Nella vita, come negli affari, preferisco una brutta verità a una bella bugia».

Sposato con Valeria, Costanzo ha due figli. Vive a Roma, ma per lavoro è sempre in viaggio («ho una Porche, mi piace la guida sportiva»), anche se il suo cuore batte sempre per la sua amata Sicilia. Il mare è il suo ambiente naturale e trascorre le sue vacanza tra Panarea e la Sardegna. La sua passione è lo sport: tennis e maratona. «Da anni gioco a tennis con una racchetta Babolat e appena posso seguo i tornei. Sono rimasto impressionato ai recenti Campionati internazionali di Roma al Foro Italico dalla potenza che oggi uomini e donne sono capaci di sprigionare». Nella maratona («uso scarpe da running Mizuno») l'agonismo ha lasciato spazio al team building. «Sì, con i 30 dirigenti del gruppo corriamo insieme una maratona all’anno». Nel palmares delle gare affrontate e concluse tutti insieme, le maratone di New York, Londra, Chicago, Berlino e Roma. «Credo che la corsa sia un ottimo esercizio, non solo fisico, ma anche mentale. E farlo in gruppo, anche senza parlarsi ma condividendo fatica e traguardi, sia un modo per cementare l’amicizia». Amante della buona musica, Costanzo ha un debole per i Beatles e - tra gli italiani - per Vasco Rossi e Jovanotti. Nella lettura preferisce la saggistica, genere che riesce a leggere anche durante i numerosi viaggi e spostamenti per ragioni di lavoro in Italia e all’estero. Seppur giovane, ricorda positivamente l’esperienza con i Giovani imprenditori di Confindustria Catania, che ha guidato dal 1991 al 1993. «In Sicilia resta difficile fare impresa. Ma sono ottimista. Le idee, la professionalità, la determinazione ci sono. Occorre solo iniziare e procedere con competenza e impegno».

lunedì 16 maggio 2011

Sul Corriere della Sera la mia storia imprenditoriale

Vi invito alla lettura di un articolo dedicato alla mia storia imprenditoriale, pubblicato dal Corriere della Sera nelle pagine dell’Economia. Disponibile anche nella sezione rassegna stampa del sito Cogip


EMERGENTI LA STORIA DI MIMMO COSTANZO. ORA LA SALERNO-REGGIO CALABRIA E IL PORTO DI GENOVA. DOMANI LO SHOPPING
La scalata del costruttore siciliano
Dall’ impegno politico con Bianco alla guida di un gruppo edilizio da 360 milioni

Trentenne era stato uno dei «giovani» di Enzo Bianco, il sindaco che fece di Catania quell’ Etna Valley che era diventata un caso nazionale. Era assessore al bilancio della sua giunta. «Bianco chiese a tutta la società civile di fare la propria parte», ricorda Mimmo Costanzo, all’ epoca presidente dei giovani imprenditori della città, famiglia impegnata nel settore petrolifero. «È stato un periodo in cui capimmo che si poteva fare qualcosa per la propria città». È in questi anni che Costanzo sviluppa progetti come «Catania imprenditorialità diffusa» (creazione di start-up di nuove imprese), «Bureau vulcano di idee» (che diventerà sportello «InvestiaCatania»), «Caffè concerto» (rilancio settore dell’ entertainment etneo). Oggi, alla soglia dei 50 anni, Mimmo Costanzo è un imprenditore dell’ edilizia con diversificazioni nelle energie alternative e, anche se quell’ esperienza politica si è conclusa («nessuno degli amici di quel periodo ha continuato a fare politica»), dice di aver riportato all’ interno della sua impresa l’ energia e gli stimoli di allora. Una società, la Tecnis, che controlla al 50% insieme al socio storico Concetto Bosco e che fa capo al gruppo Cogip dello stesso Costanzo e del padre Giuseppe. Età media 41 anni, ma un 20% di giovani con meno di 33 anni. Le donne sono il 25% del totale degli impiegati. Alto il numero dei dirigenti. «Quando mio padre mi chiese di occuparmi di Cogip uscivamo da Tangentopoli e sul mercato c’ erano tanti professionisti giovani e validissimi di cui abbiamo potuto avvalerci». Tecnis nasce alla fine degli anni ‘ 90. Dice, però, che non è facile: «Paghiamo – spiega Costanzo – la marginalità del territorio e l’ ostilità, c’ è sempre un pregiudizio iniziale da superare – dice – ma sono ostacoli che si possono superare solo facendo meglio degli altri, rispettando i termini dei contratti e i tempi di consegna. Saper fare le cose senza piangersi addosso». In Sicilia Tecnis, che è attiva nell’ Engineering, Procurement and Construction, realizza solo il 20% dei propri ricavi e ha 400 dei 1.700 dipendenti totali. Lo scorso anno ha avuto 320 milioni di euro nel 2010, quest’ anno stima di raggiungere i 360-380. Nelle classifiche Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore era al 22° posto sulle prime 50 imprese del settore nell’ edizione 2010, dieci posizioni più in alto dell’ anno precedente (era 32°). Tra il 2004 e il 2009 Tecnis ha ottenuto due importanti lotti della Salerno-Reggio Calabria, un tratto della Terni-Rieti, la Galleria Scianina Tracoccia (Messina), il ponte di San Donà di Piave, l’ Ospedale San Marco a Catania e l’ appalto integrato per la rifunzionalizzazione del porto di Genova, oltre alla realizzazione del porto turistico di Marina di Ragusa. Progetti sono stati avviati per l’ internazionalizzazione, nell’ Est dell’ Europa e nell’ area del Maghreb, seguendo ciò che hanno fatto altri gruppi del settore «come Salini, che realizza all’ estero il 90% dei suoi ricavi». L’ obiettivo è la crescita, perché Tecnis secondo Costanzo è ancora troppo piccola. «Se Salini e Todini si sono fuse una ragione ci sarà – dice l’ imprenditore -. Stiamo cercando di crescere il più possibile poi vedremo cosa faremo da grandi». Nei piani, dunque, c’ è una fusione o delle acquisizioni. M. S. S. RIPRODUZIONE RISERVATA

Le ultime novità su Asr 11 Battipaglia

Di seguito le ultime novità sul cantiere Asr11 – svincolo di Battipaglia sulla Salerno-Reggio Calabria. Tutte le informazioni aggiornate sono disponibili sul sito Cogip

30.04.11 – Asr11 Battipaglia: svincolo aperto entro giugno
Sopralluogo Anas: sarà evitata la coincidenza con il primo esodo estivo

Svincolo di Battipaglia: avanzamento lavori al 70%


Lo stato d’avanzamento del cantiere Asr 11 svincolo di Battipaglia, sulla Salerno-Reggio Calabria, si attesta al 70%; i lavori sul nuovo svincolo procedono a ritmo eccellente e la riapertura è prevista entro la fine di giugno, così come previsto. Questi i dati più significativi del sopralluogo dell’Anas sul sui lavori di ammodernamento e adeguamento della A3 Salerno-Reggio Calabria (dal km 22+400 al km 23+000, svincolo di Battipaglia incluso) eseguiti dall’Ati Tecnis Spa – Preve Costruzioni S.p.A.— Costruzioni metalliche prefabbricate srl.

Alla presenza dei vertici Anas, rappresentati da Alfredo Bajo (direttore centrale Nuove costruzioni), Salvatore Tonti (vice direttore centrale Nuove costruzioni), Sebastiano Wancolle (capo compartimento A3), del Rup Nicola Nocera e del sindaco di Battipaglia Giovanni Santomauro, è avvenuta la verifica sullo stato di avanzamento dei lavori – in atto al 70% – e sul programma di attivazione del nuovo svincolo. A seguito della verifica l’attivazione del nuovo svincolo è stata fissata nell’ultima settimana di giugno, data coincidente con il cronoprogramma precedentemente fissato fra committente e impresa, in funzione di “liberare” quel tratto della Salerno-Reggio Calabria prima del notevole incremento di traffico veicolare coincidente con l’esodo estivo.

Dopo l’apertura dello svincolo – a quel punto lo stato di avanzamento è stimato all’80% – nel cantiere dell’Asr 11 s’inizierà l’ultima fase dei lavori, che prevede la realizzazione delle opere accessorie. Il completamento dell’opera è previsto entro la fine del 2011.

lunedì 18 aprile 2011

Dall'Ance un appello per la ripresa

Dal sito del Sole-24Ore vi propongo la lettura di un interessante articolo, on line il 17 aprile, che contiene una chiarissima presa di posizione del presidente di Ance-Confindustria, Paolo Buzzetti, sulla necessità di sbloccare opere e fondi (oltre all’indispensabile processo di semplificazione amministrativa) per favorire la crescita del settore delle costruzioni in Italia e nel Mezzogiorno in particolare. Buona lettura…


Buzzetti: semplificare non basta, vanno sbloccati opere e fondi

Giorgio Santilli
ROMA. «Non penso sarebbe sufficiente una manovra fatta di sole semplificazioni, che pure sono importanti perché creerebbero forti spinte alla crescita del settore. Le altre due gambe che non possono mancare a questa manovra, che ormai è davvero urgente, sono la disponibilità di cassa delle opere già finanziate dal Cipe e l'immediata destinazione dei fondi Fas ai programmi infrastrutturali e dell'edilizia». Paolo Buzzetti, presidente dei costruttori dell'Ance, aspetta da mesi questa manovra sempre rinviata dal governo mentre il settore va verso i 250mila posti di lavoro persi e molte imprese sull'orlo del collasso per i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione. Dichiara piena sintonia con la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che nei giorni scorsi ha parlato di solitudine delle imprese e venerdì ha detto che la pazienza può durare ancora 15 giorni, non di più.
«Quello che aspettiamo da mesi è una manovra che serva almeno a dare ossigeno a un settore stremato e a una politica delle infrastrutture che nessuno può considerare in modo miope sia interesse solo delle imprese costruttrici, quando è interesse generale dell'intero Paese». Quello che invece Buzzetti non vede all'orizzonte è «una strategia di politica industriale per il settore, si è smesso anche di parlarne. All'orizzonte - continua Buzzetti - vediamo semmai una nuova stretta creditizia che arriva da Basilea 3 e colpisce l'economia in generale e l'edilizia in particolare, creando un vulnus all'occupazione e alla stessa capacità di resistenza delle imprese, che finora si sono mostrate molto responsabili». Una risposta indiretta al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ancora ieri ha richiamato gli imprenditori a fare la loro parte nella sfida della crescita. Buzzetti evita le polemiche dirette con il titolare del Tesoro ma ricorda come gli stanziamenti per le opere pubbliche siano caduti del 30% in tre anni e come il patto di stabilità impedisca stupidamente di investire anche a quei comuni virtuosi che hanno risorse in cassa. «Invece di invertire questa rotta, nel Documento di economia e finanza si teorizza una politica di ulteriore e incredibile riduzione della spesa pubblica per investimenti e ci sembra sempre più che la mancanza di scelte per scarsa attenzione alle infrastrutture stia diventando una scelta politica di non fare più infrastrutture». Un passaggio sconcertante non solo per le imprese di costruzioni ma anche per tutti quelli che nel 2001 assistettero al lancio di una politica di infrastrutture roboante da parte di Silvio Berlusconi prima nel famoso "contratto con gli italiani", poi con l'approvazione della legge obiettivo.
Cosa si deve fare oggi per contrastare questa sorta di abbandono progressivo del campo infrastrutturale da parte dello Stato? «Non abbiamo alcun dubbio e lo ripetiamo ormai da mesi: bisogna avviare davvero le opere Cipe programmate da due anni e destinare i fondi Fas alle infrastrutture del Mezzogiorno. Per capirci, l'idea di usare ancora il Fas per ripianare i deficit sanitari o finanziare le quote latte ci trova del tutto contrari e le rassicurazioni del ministro Fitto, in questo senso, devono trovare immediata conferma nella realtà». Sono mesi e mesi che il governo parla di destinazione delle opere Fas alle infrastrutture davvero strategiche del sud ma non si sono ancora assegnati i 15,4 miliardi alle regioni meridionali del Fas 2007-2013 e intanto con il Fas nazionale e una quota di quello regionale il Tesoro ha continuato a finanziare poste del tutto diverse da quelle degli investimenti, per esempio i deficit sanitari.
«Stesso discorso di mancata traduzione dagli annunci ai fatti va fatto con le opere del Cipe» (che in parte coincidono con gli stessi finanziamenti del Fas nazionale o "fondo Matteoli", in parte usufruiscono dei fondi della legge obiettivo): «Le prime delibere programmatiche sono del 2009, ma in due anni le risorse reali alle opere e ai cantieri sono arrivati con il contagocce e noi non capiamo più se ci hanno presi in giro annunciando risorse che non c'erano oppure le risorse ci sono ma ci si vuole fermare all'effetto-annuncio».
Comunque si giri non è certo un buon esempio di programmazione economica e lascia un po' il sapore della presa in giro. Lo stesso piano nazionale delle riforme fa riferimento alla delibera del novembre 2010 del Cipe, che avrebbe dovuto sbloccare lo stallo e aprire la strada a una nuova politica del settore, ma non dà nessuna garanzia sui tempi di rilascio della cassa necessaria per realizzare le opere.
Le semplificazioni, infine. Si dice che una delle misure destinate a entrare nel pacchetto Calderoli sia la "libertà di sagoma", cioè la possibilità di demolire e ricostruire senza dover rispettare la forma precedente dell'edificio. «Sarebbe un'ottima iniziativa su cui non abbiamo ancora certezze. Noi stessi abbiamo proposto un pacchetto di misure e altre ne proporremo la prossima settimana, ma non sappiamo ancora cosa effettivamente ci sia nel decreto in preparazione». Certo che anche le semplificazioni urbanistiche, come quelle negli appalti, se fatte in fretta, possono contribuire a «uscire da questo limbo infinito in cui ci troviamo» e magari rappresentare un primo mattone di quella politica industriale «che all'orizzonte oggi non si vede».