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Mimmo Costanzo Tecnis SpA

lunedì 18 aprile 2011

Dall'Ance un appello per la ripresa

Dal sito del Sole-24Ore vi propongo la lettura di un interessante articolo, on line il 17 aprile, che contiene una chiarissima presa di posizione del presidente di Ance-Confindustria, Paolo Buzzetti, sulla necessità di sbloccare opere e fondi (oltre all’indispensabile processo di semplificazione amministrativa) per favorire la crescita del settore delle costruzioni in Italia e nel Mezzogiorno in particolare. Buona lettura…


Buzzetti: semplificare non basta, vanno sbloccati opere e fondi

Giorgio Santilli
ROMA. «Non penso sarebbe sufficiente una manovra fatta di sole semplificazioni, che pure sono importanti perché creerebbero forti spinte alla crescita del settore. Le altre due gambe che non possono mancare a questa manovra, che ormai è davvero urgente, sono la disponibilità di cassa delle opere già finanziate dal Cipe e l'immediata destinazione dei fondi Fas ai programmi infrastrutturali e dell'edilizia». Paolo Buzzetti, presidente dei costruttori dell'Ance, aspetta da mesi questa manovra sempre rinviata dal governo mentre il settore va verso i 250mila posti di lavoro persi e molte imprese sull'orlo del collasso per i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione. Dichiara piena sintonia con la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che nei giorni scorsi ha parlato di solitudine delle imprese e venerdì ha detto che la pazienza può durare ancora 15 giorni, non di più.
«Quello che aspettiamo da mesi è una manovra che serva almeno a dare ossigeno a un settore stremato e a una politica delle infrastrutture che nessuno può considerare in modo miope sia interesse solo delle imprese costruttrici, quando è interesse generale dell'intero Paese». Quello che invece Buzzetti non vede all'orizzonte è «una strategia di politica industriale per il settore, si è smesso anche di parlarne. All'orizzonte - continua Buzzetti - vediamo semmai una nuova stretta creditizia che arriva da Basilea 3 e colpisce l'economia in generale e l'edilizia in particolare, creando un vulnus all'occupazione e alla stessa capacità di resistenza delle imprese, che finora si sono mostrate molto responsabili». Una risposta indiretta al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ancora ieri ha richiamato gli imprenditori a fare la loro parte nella sfida della crescita. Buzzetti evita le polemiche dirette con il titolare del Tesoro ma ricorda come gli stanziamenti per le opere pubbliche siano caduti del 30% in tre anni e come il patto di stabilità impedisca stupidamente di investire anche a quei comuni virtuosi che hanno risorse in cassa. «Invece di invertire questa rotta, nel Documento di economia e finanza si teorizza una politica di ulteriore e incredibile riduzione della spesa pubblica per investimenti e ci sembra sempre più che la mancanza di scelte per scarsa attenzione alle infrastrutture stia diventando una scelta politica di non fare più infrastrutture». Un passaggio sconcertante non solo per le imprese di costruzioni ma anche per tutti quelli che nel 2001 assistettero al lancio di una politica di infrastrutture roboante da parte di Silvio Berlusconi prima nel famoso "contratto con gli italiani", poi con l'approvazione della legge obiettivo.
Cosa si deve fare oggi per contrastare questa sorta di abbandono progressivo del campo infrastrutturale da parte dello Stato? «Non abbiamo alcun dubbio e lo ripetiamo ormai da mesi: bisogna avviare davvero le opere Cipe programmate da due anni e destinare i fondi Fas alle infrastrutture del Mezzogiorno. Per capirci, l'idea di usare ancora il Fas per ripianare i deficit sanitari o finanziare le quote latte ci trova del tutto contrari e le rassicurazioni del ministro Fitto, in questo senso, devono trovare immediata conferma nella realtà». Sono mesi e mesi che il governo parla di destinazione delle opere Fas alle infrastrutture davvero strategiche del sud ma non si sono ancora assegnati i 15,4 miliardi alle regioni meridionali del Fas 2007-2013 e intanto con il Fas nazionale e una quota di quello regionale il Tesoro ha continuato a finanziare poste del tutto diverse da quelle degli investimenti, per esempio i deficit sanitari.
«Stesso discorso di mancata traduzione dagli annunci ai fatti va fatto con le opere del Cipe» (che in parte coincidono con gli stessi finanziamenti del Fas nazionale o "fondo Matteoli", in parte usufruiscono dei fondi della legge obiettivo): «Le prime delibere programmatiche sono del 2009, ma in due anni le risorse reali alle opere e ai cantieri sono arrivati con il contagocce e noi non capiamo più se ci hanno presi in giro annunciando risorse che non c'erano oppure le risorse ci sono ma ci si vuole fermare all'effetto-annuncio».
Comunque si giri non è certo un buon esempio di programmazione economica e lascia un po' il sapore della presa in giro. Lo stesso piano nazionale delle riforme fa riferimento alla delibera del novembre 2010 del Cipe, che avrebbe dovuto sbloccare lo stallo e aprire la strada a una nuova politica del settore, ma non dà nessuna garanzia sui tempi di rilascio della cassa necessaria per realizzare le opere.
Le semplificazioni, infine. Si dice che una delle misure destinate a entrare nel pacchetto Calderoli sia la "libertà di sagoma", cioè la possibilità di demolire e ricostruire senza dover rispettare la forma precedente dell'edificio. «Sarebbe un'ottima iniziativa su cui non abbiamo ancora certezze. Noi stessi abbiamo proposto un pacchetto di misure e altre ne proporremo la prossima settimana, ma non sappiamo ancora cosa effettivamente ci sia nel decreto in preparazione». Certo che anche le semplificazioni urbanistiche, come quelle negli appalti, se fatte in fretta, possono contribuire a «uscire da questo limbo infinito in cui ci troviamo» e magari rappresentare un primo mattone di quella politica industriale «che all'orizzonte oggi non si vede».

lunedì 11 aprile 2011

Marcegaglia: imprenditori mai così soli

Dal sito del Sole-240re la notizia sull’ultimo intervento di Emma Marcegaglia, presidente Confindustria, che in un video ha lanciato un appello alle forze imprenditoriali in vista delle Assise generali di Confindustria e Piccola Industria del 7 maggio a Bergamo.

VIDEO MARCEGAGLIA
Marcegaglia: l'Italia è un Paese diviso, gli imprenditori si sentono soli come mai

«L'Italia di oggi è un Paese diviso e dal mondo delle imprese deve venire un esempio per tutti. Dobbiamo far capire che si può convergere su poche scelte, condivise». Così il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, chiude il videomessaggio in cui invita le forse imprenditoriali a partecipare alle Assise generali 2011 di Confindustria e Piccola Industria in programma il 7 maggio a Bergamo.

In quell'occasione, ha aggiunto, «dobbiamo far sentire forte la nostra voce per dare messaggio chiaro al Paese sulle cose da fare». «Il caldo invito che vi rivolgo - conclude la Marcegaglia - è che partecipiate tutti. È una grande occasione per decidere l'Italia che vogliamo. Uniamo esperienze, passioni, voci e intelligenze. Non è il monento di scaricare sugli altri le colpe».

«Mai come adesso gli imprenditori si sentono soli; proprio perché il momento è straordinario, abbiamo deciso che occorreva un'iniziativa eccezionale di mobilitazione di ogni imprenditore», ha sottolineato la Marcegaglia. Per la prima volta gli industriali uniscono nello stesso evento «grandi» e «piccoli» imprenditori, tutti chiamati secondo la presidente a «esprimersi direttamente su quelle che considerano le vere priorità da porre al centro dell'agenda nazionale e della stessa Confindustria».

A rendere eccezionale il momento, sottolinea ancora Marcegaglia, sono due ordini di fattori: quelli nazionali, per cui «il Paese stenta sempre di più a crescere», e quelli internazionali, con «gli sconvolgimenti che mutano le fondamenta di Paesi a noi vicini nel Nord Africa e nel Medio Oriente».

«L'Europa - ha aggiunto - si divide sul rigore tra pochi Paesi forti e molti a rischio, la lotta per la competitività sui mercati mondiali diventa sempre più aspra, con prezzi delle materie prime sempre più instabili». Di qui l'esigenza di una mobilitazione «eccezionale», perché «dall'impresa può e deve venire un esempio per tutti».

lunedì 4 aprile 2011

UniCredit Sicilia: ecco il Comitato territorio

Dal sito di Economia Sicilia la notizia dell'insediamento del Consiglio di Territorio UniCredit Sicilia, nel quale sono stato inserito come componente.
Palermo, 25 marzo. Si è ufficialmente insediato oggi pomeriggio, sotto la presidenza di Ivan Lo Bello, il Consiglio di Territorio UniCredit Sicilia, la nuova struttura che si inserisce nell’ambito di “Insieme per i clienti”, il progetto che ha recentemente riorganizzato in Italia il Gruppo UniCredit nell’ottica di soddisfare meglio le esigenze della clientela incrementando la vicinanza della banca al territorio e alle comunità locali. Il Consiglio di Territorio Sicilia – sono 18 in tutta Italia e corrispondono ad altrettante aree territoriali italiane – è un organismo consultivo composto da esponenti dei settori economici, produttivi e associativi e può considerarsi come una evoluzione del precedente Comitato Territoriale; agisce come laboratorio di idee per offrire indicazioni strategiche alla banca con l’obiettivo strategico di rafforzare ulteriormente il rapporto con le comunità locali e di rendere sempre più profonde le sinergie tra le divisioni commerciali.

I componenti del Consiglio di Territorio Sicilia sono: il presidente Ivan Lo Bello (Presidente Confindustria Sicilia), il Vice Presidente Roberto Bertola (Responsabile di Territorio Sicilia UniCredit), Maria Luisa Averna (Presidente Gruppo Averna SpA – Caltanissetta), Alfredo Barbaro (Amministratore Unico Pietro Barbaro SpA – Palermo), Maurizio Caserta (Professore Ordinario di Economia – Università di Catania), Barbara Cittadini (Presidente Aiop Sicilia – Palermo), Mimmo Costanzo (Amministratore Tecnis SpA – Catania), Sebastiano De Luca (Presidente Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo – Taormina), Gerardo Diana (Presidente Confagricoltura Sicilia – Catania), Dorotea Di Quattro (Titolare Azienda Agricola Martea – Palermo), Mario Filippello (Segretario regionale Cna Sicilia – Palermo), Annamaria Giunta (Titolare Hotel Villa Giulia e Villa Favorita – Noto), Roberto Helg (Presidente Camera di Commercio di Palermo), Gaetano Mancini (Presidente Confcooperative Sicilia – Catania), Fabio Mazzola (Preside Facoltà di Economia – Università di Palermo), Michele Marchese (Presidente Casartigiani Siracusa), Nino Messina (Presidente Camera di Commercio di Messina), Antonello Montante (Presidente Confindustria Caltanissetta), Vittorio Morace (Presidente Ustica Lines – Trapani), Giovanni Nicoletti (Imprenditore Assicurativo – Enna), Carmelo Papa (Direttore Generale di STMicroelectronics ‘Industrial & Multisegment Sector – Catania), Salvatore Raffa (Presidente Meridionale Impianti SpA – Catania), Josè Rallo (Titolare Azienda Vinicola Donnafugata srl – Marsala), Antonio Sellerio (Titolare Sellerio Editore – Palermo), Lucio Tasca d’Almerita (Presidente Tasca d’Almerita srl – Palermo), Enzo Taverniti (Presidente Confindustria Ragusa), Nico Torrisi (Presidente Federalberghi Sicilia – Catania), Rosalba Zappalà Massimino (Presidente Fondazione Foncanesa – Catania), Lorena Virlinzi (Amministratore Beasy Bureau – Catania). Inoltre parteciperanno alle riunioni del Consiglio di Territorio Sicilia Aldo Bonomi (Direttore Consorzio Aster) e, in rappresentanza del gruppo UniCredit, Salvatore Malandrino (Responsabile Direzione Network F&SME Sicilia), Corrado Piazzalunga (Responsabile Direzione Network Corporate Centro Sud), Vincenzo Tumminello (Responsabile Direzione Network Private Sicilia) e Marinella Biondo (componente della struttura Relazioni con le Comunità Territoriali Sicilia).

L'edilizia del Mezzogiorno fra crisi e speranza


Vi sottopongo il testo di un articolo pubblicato dal Sole-24Ore Sud, con un mio intervento sul futuro del mercato dell'edilizia in Sicilia. Disponibile anche nella rassegna stampa del sito Cogip





Antonio Schembri
Era il fiore all'occhiello dell'economia siciliana per la sua capacità di mobilitare risorse e investimenti. Oggi è un settore in ginocchio come hanno raccontato i rappresentanti del settore scesi in piazza ieri a Palermo. Stando alle rilevazioni dell'Osservatorio regionale dell'Ance Sicilia, l'associazione dei costruttori edili, nel 2010 sul 2007 il numero degli appalti è diminuito del 53,9%, mentre il valore complessivo delle opere poste in gara è crollato del 57,9 per cento. «Una situazione così grave non si registrava da almeno 35 anni – dice il direttore Ferdinando Ferraro –. Solo nell'ultimo biennio, il settore ha perso a livello regionale 20mila posti di lavoro».
Sempre in base ai dati rilevati da Ance Sicilia dai bandi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, lo scorso anno sono state messe in gara 570 opere contro le 661 del 2009 (circa il 14% in meno) e, sempre su base annua, il loro valore è diminuito del 9,51 per cento, passando da 590,5 a 534 milioni. «Numeri che dimostrano come le imprese isolane siano costrette a spartirsi le briciole» afferma il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito.
Se nell'attuale fase è impossibile reperire nuove risorse, gli stati generali delle costruzioni puntano il dito sulla perdita dei tanti finanziamenti già assegnati. Come la dote di oltre 6 miliardi per realizzare nuove infrastrutture in Sicilia. Sono in particolare 29 i progetti di opere pubbliche, pronti a andare in cantiere ma fermi: uno stock dal valore complessivo di 700milioni che adesso si ritrova senza fondi. «Un danno enorme, causato dalla lentezza della burocrazia regionale e dalla sordità di una classe politica locale prona davanti alle scelte del governo nazionale», lamenta Andrea Vecchio, presidente dell'Ance Catania.
Tra le conseguenze più allarmanti, il blocco dei pagamenti per i lavori eseguiti, il cui ammontare oggi si attesta su oltre un miliardo. Un confronto tra costruttori edili siciliani e regione pare comunque essersi avviato nei giorni scorsi. In un incontro con l'assessore alle Infrastrutture, Pier Carmelo Russo, i vertici dell'Ance Sicilia hanno proposto di coinvolgere il sistema bancario per anticipare alle imprese le somme dovute dagli enti pubblici. Interventi rapidi servono, inoltre, per arginare il fenomeno dei ribassi eccessivi nelle gare. «Negli ultimi anni imprese anche di grosse dimensioni, sono riuscite, pur di lavorare, a aggiudicarsi appalti con ritocchi sui costi fino al 53% rispetto al prezzo base d'asta», rimarca il direttore di Ance Sicilia. «Con ribassi così anomali, ci sarebbe di che sospettare, sia riguardo all'effettiva osservanza degli standard legali previsti per l'esecuzione dei lavori, sia su operazioni di riciclaggio di denaro», sottolinea Luigi Colombo, ex deputato regionale e consulente in materia di lavori pubblici din grande cooperativa.
Inutile, sostengono all'Ance, ricorrere a palliativi di breve durata, come l'attivazione di cantieri di lavoro per piccoli interventi di manutenzione. «Per questi la Regione ha sottratto al settore edilizio risorse pari a 300milioni – puntualizza Ferraro –. Bisognerebbe invece frazionare il valore dei bandi, per facilitare la partecipazione delle piccole e medie aziende locali».
Per il settore il futuro appare molto incerto. «Non ci sono ricette risolutive per uscire dalla crisi, ma una scelta più pagante, di certo, è quella di puntare con coraggio sul mercato globale», dice Mimmo Costanzo, co-fondatore del gruppo catanese Tecnis, oggi tra le 25 più grosse imprese di costruzione italiane e principale general contractor del Sud, con circa 300milioni di fatturato annuo e l'80% del business distribuito fuori dalla Sicilia, tra l'Italia e il Nord Africa, soprattutto in Tunisia. «La crisi può essere un'occasione per ripensare l'intero settore delle costruzioni sostiene Costanzo –. Da una parte le imprese devono puntare sulle risorse umane, assumendo laureati e attingendo al prezioso bacino di operai specializzati che è un reale vantaggio competitivo. Dall'altra le banche devono fare la loro parte, trasformandosi in partner finanziari».

Il "gusto" di coltivare i talenti imprenditoriali


Tratto dal sito I-press un esempio di valorizzazione delle eccellenze, un modello di speranza per gli aspiranti imprenditori. Ecco una notizia che arriva dall'Università di Catania. E mi piacerebbe che esperienze del genere fossero più frequenti nel rapporto fra i "mondi" della formazione e del lavoro. Vi invito alla lettura...


Giovani eccellenze e territori d’appartenenza; circoli di conoscenza e valorizzazione dei saperi; teoria e pratiche di imprenditorialità: sono queste le “leve” che spingono il terzo “Corso di nuove Imprese & Business Planning” della Facoltà di Economia di Catania, diretto dalla prof.ssa Elita Schillaci. Questa mattina l'avvio delle lezioni con una conferenza di presentazione dove sono state annunciate le novità di quest'edizione 2011, che si concluderà con un concorso tra idee imprenditoriali, finalizzato alla valorizzazione della ricerca effettuata nell’ambito dell’Ateneo: la “Business Plan Competition”.

«Protagonisti, come sempre, saranno i giovani aspiranti imprenditori – ha spiegato la Schillaci – che dopo aver effettuato analisi di mercato, studi di fattibilità e piani finanziari, proveranno a elaborare e “vendere” sul mercato la loro business idea. Largo alla creatività, con un solo obbligo: sfruttare le potenzialità del nostro territorio e moltiplicarne il valore». Stamattina, inoltre, è stata anche annunciata la nuova sinergia con il “Gambero Rosso”, che entro la primavera approderà a Catania all'interno della Vecchia Dogana (la nuova struttura che sta nascendo al porto) per la creazione di nuovi spin off del Gusto: «Grazie alla disponibilità del presidente Paolo Cuccia – ha continuato la Schillaci – avvieremo il progetto di ricerca “G-Valley”, volto alla promozione della cultura del gusto e delle tradizioni enogastronomiche del territorio siciliano attraverso attività di formazione dirette a valorizzare lo start up di nuove attività imprenditoriali. Sosterremo gli studenti nell'analisi dei “luoghi di eccellenza del gusto”; nelle strategie di promozione del patrimonio esistente; nella creazione di rapporti sinergici e scambi di conoscenza con i principali stakeholders, per poter garantire un potenziamento strategico, integrato e sostenibile della cultura del gusto nel territorio».

In questo contesto rientra a pieno titolo il sostegno alle idee innovative che potranno nascere durante il Corso, che diventa così crocevia per lo scouting imprenditoriale e l'avvio di progetti derivanti dalla ricerca accademica.