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Mimmo Costanzo Tecnis SpA

mercoledì 23 novembre 2011

Uno degli argomenti sul tavolo del nuovo governo sarà quello di favorire gli investimenti e velocizzare le infrastrutture. Ma intanto arrivano dati poco confortanti sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese. Per fortuna la mia esperienza personale, con il gruppo Cogip, non è disastrosa. Anche se ci sarebbero tante cose da migliorare. Ecco comunque cosa ho risposto al Sole 24Ore in un'intervista che vi sottopongo.

Leggi il testo dell'intervista dalla rassegna stampa del sito Cogip

Il caso/2. La Tecnis di Catania

«Ai miei cantieri incassi regolari nell'80% dei casi»

«Ci sono realtà drammatiche ma non si può sparare nel mucchio». Mimmo Costanzo – titolare della Tecnis, azienda di costruzioni con sede a Catania che fattura 300 milioni di euro – sui pagamenti della pubblica amministrazione traccia una linea ben precisa tra chi rispetta i tempi e chi soffre di ritardi ormai cronici. «La situazione in Campania, per esempio, è drammatica. La regione non paga da un anno e mezzo e non è un caso isolato. Il consorzio autostradale siciliano, infatti, ormai ha superato i due anni di ritardo sui pagamenti. Situazioni disperate che mettono a repentaglio soprattutto la sopravvivenza delle piccole imprese». E non solo. Il ritardo innesca un meccanismo vizioso per cui i cantieri si fermano, i tempi di lavoro non vengono rispettati e le opere pubbliche aumentano in modo enorme i propri costi e spesso compromettono la qualità del risultato. «Il contenzioso con le amministrazioni ha costi altissimi per le imprese. La mia azienda, facendo grandi infrastrutture, ha soprattutto rapporti con grandi stazioni appaltanti come Anas, Ferrovie e Italfer, quindi per l'80% del fatturato riesce a incassare in tempi ragionevoli. Parliamo di circa 60 giorni che, ultimamente, alla luce delle difficoltà crescenti, stanno diventando anche 80/90». Nel 20% dei casi, però, incassare il dovuto è opera difficile, aggravata dal fatto che, spiega Costanzo «le banche non anticipano più i contratti o le fatture di enti che non hanno credibilità sui pagamenti. Al di là della cassa, però, che certamente condiziona i pagamenti della Pa, io sono convinto che la differenza la facciano le persone. Ci sono infatti regioni del Mezzogiorno, con pochi soldi, che pagano con regolarità. E comunque, per non innescare i meccanismi perversi dei contenziosi, basterebbe che gli enti commissionassero solo le opere per le quali hanno una reale copertura finanziaria».

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